Monday, February 12, 2007

I was not present


Con questa semplice frase "I was not present"1 Yona Friedman sintetizza uno tra i principi fondamentali della sua ricerca. Questa frase vuole liberare l'architettura dall'incombente peso della tecnicità e della specialisticità. L’obiettivo di Friedman infatti è quello di ricondurre la produzione artistica al di fuori del campo specialistico nel quale si trova, per metterla in contatto con la vita di ogni giorno e con i bisogni di tutti. "Le strutture irregolari non sono interessanti solo per la richezza formale che creano. Il loro vantaggio principale sta nel modo di costruirle, con un'eccezionale tolleranza dell'imprecisione che le rende accessibili ai costruttori non professionisti, dotati di competenza media e privi di utensili raffinati. Rendere facili le tecniche costruttive può avere importanti conseguenze sociali."2 Questo concetto descrive perfettamente il lavoro che Friedman ha presentato recentemente al Mart di Trento e Rovereto. In occasione della seconda "Giornata del Contemporaneo"3, l’architetto franco-ungherese ha presentato nel museo due suoi lavori Merzstrukturen e Nonument.
Il progetto, curato da Maurizio Bortolotti, prevedeva un piccolo processo, la realizzazione di due istallazioni nel Foyer della Biblioteca del Mart, senza un vero e proprio progetto ma semplicemente con delle indicazioni. Friedman descrive così l'operazione: "L'architettura ed il design generalmente ci obbligano a lavori molto precisi mentre il mio interesse è nel permettere l'imprecisione e al tempo stesso l'oggetto deve essere solido ed è questa imprecisione che permette di improvvisare. Il lavoro che presento qui permette l'assenza di progetto e piante tipici dell'architettura ed è un metodo che si spiega in modo molto semplice. Questa specie di fumetto descrive in che modo farlo come una ricetta di cucina."4 Per realizzare queste due istallazioni il Mart ha pubblicato un'inserzione nelle facoltà di Architettura, Design e Istituto delle Belle Arti, con lo scopo di arruolare 6 studenti. I requisiti richiesti erano: la maggiore età, buone motivazioni, conoscenza del lavoro di Yona Friedman e una abilità nel lavoro manuale, visto che le opere sarebbero state realizzate con cartone, colla e nastro adesivo. Il gruppo di giovani studenti, con l'aiuto del curatore, e la supervisione a distanza di Friedman, è infatti il vero autore di queste fantastiche opere. Questa operazione è a tutti gli effetti un pilota del metodo di creazione di Friedman, che dimostra l'effettivo valore di questo processo progettuale e costruttivo. "Merzstrukturen, costruita con materiali poveri, cartone da imballaggio, colla, nastro adesivo è un semplice riparo, sviluppato secondo un principio di casualità a partire dai principi costruttivi elementari che si trovano nelle 'bidonville' dei Paesi del Terzo mondo, alle cui forme abitative Friedman ha dedicato particolare attenzione nel corso degli anni. [...] Nonument, una grande installazione ambientale pensata e realizzata per il Mart è costituita da elementi modulari in cartone, assemblati in forme ondulate disposte le une sulle altre a costituire una struttura libera in forma piramidale."5 Non essere presenti infatti significa per Friedman che chiunque puo costruire e dare forma alle sue idee, e per questo debbono necessariamente essere semplici e facili da comunicare. Le due strutture realizzate seguono perfettamente il pensiero fridmaniano, rendere l'architettura libera, alla portata di tutti dove l'architetto è semplicemente un consulente a disposizione degli abitanti di una città.


Note:
1 Si puo consultare sul sito web YouTube la video-intervista di Yona Friedman.
2 La "Giornata del Contemporaneo" giunta questo anno alla seconda edizione è una iniziativa promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, che intende coinvolgere e sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo dell’arte contemporanea.
3 Yona Friedman, Basic&Irregular, in «Domus» n. 893, giugno 2006.
4 Dalla stessa vieo-intervista.
5 Dalla cartella stampa della manifestazione.

Testo di Matteo Costanzo apparcso su "Metamorfosi" n. 64, gennaio-febbraio 2007

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